Sono stata sempre attratta dalla
bellezza invisibile, inconsapevole del proprio valore, la bellezza che noi
stessi scopriamo solo dopo che la bellezza stessa ci ha invitato un segnale
riconoscibile solo a noi. La bellezza da sola non esiste ma lo diventa se siamo
noi a vedere le cose in un certo modo dando loro l’importanza e leggendole con
un codice solo nostro. Le cose che abbiamo toccato, le persone che abbiamo
incontrato, i paesaggi che abbiamo visto e vissuto hanno il potere di toccare
la nostra sensibilità e di entrare nei nostri cuori. La bellezza sta nella
consapevolezza delle cose conosciute e imparate. E’ come prendere una bella
boccata d’aria in montagna a pieni polmoni...
Poco tempo fa la Sardegna ha
riempito i miei polmoni.
Nonostante la separano solo 45
minuti di aereo da Roma, la Sardegna vive da sola come vivono da sole le
persone mature in tutta la loro saggezza, non sole ma in compagnia di loro
stessi ! E sono proprio le persone che
mi hanno colpito durante questo blog tour promosso da Aifb e organizzato dalle
Camere di Commercio di Sassari, Oristano, Nuoro e Cagliari. Le persone
legatissime alla loro terra, alle loro tradizioni, alla loro lingua. Orgogliosi
delle loro decisioni, delle loro scelte, delle loro vite. Custodi dei gesti che
da generazioni vengono ripetuti tramandandosi di madre in figlia, di padre in
figlio rinforzando sempre di più il legame con il proprio passato ma, consapevoli
che bisogna sempre migliorarsi, costruendo anche un futuro tutto loro, diverso.
Le persone autentiche, vere...con il senso di ospitalità delle volte addirittura
commovente. L’ospitalità dei sardi è una filosofia di vita, un modo di essere,
un codice comportamentale, una cosa estremamente seria. In questi 4 giorni abbiamo parlato il
linguaggio del cibo, abbiamo usato il codice della tradizione gastronomica per
capire i luoghi, i tempi, le persone.
La signora Mariella Pinna ci ha
aperto le porte di casa sua a Olmedo, una piccola frazione alle porte di
Sassari per raccontarci che cos’è il pane di Olmedo. E’ un pane cerimoniale che
si prepara per i matrimoni, battesimi, fidanzamenti ed è riccamente decorato.
La sua forma è ovale e viene decorato incidendolo con le minuscole forbicine
oppure con i meravigliosi timbri di legno che rendono la superficie di questo
pane simile a un merletto o a una tela di filagrana. Successivamente vengono
applicate le figurine di pasta a forma di fiore, uccelli o frutta, tutti con
chiaro messaggio simbolico. Servono da centrotavola oppure vengono regalati
come bomboniere. Nella minuscola chiesa romanica di Olmedo la Pro Loco espone
ogni anno il Presepe di pane interamente preparato dalle mani di signora
Mariella e altre donne-artiste di Olmedo sperando di far rinascere la
tradizione della preparazione dei pani cerimoniali in questa parte della
Sardegna coinvolgendo le ragazze giovani...le donne Sarde non si fermano mai !
Non si ferma mai neanche Piero Delogu che ci ha deliziato con i vini della tenuta di famiglia nei pressi di
Alghero durante il primo dei tanti, tantissimi e buonissimi pranzi che ci sono
stati offerti durante il nostro blogtour in Sardegna che si è svolto pochi giorni prima di Natale. E’ lui stesso che
organizza il lavoro nelle vigne e se ne occupa in prima persona. Secondo lui,
un buon vino è la combinazione di alcuni elementi essenziali come l’uomo, la
terra e il tempo. E infatti, i tre vini che abbiamo assaggiato non a caso si
chiamano Ego, Geo e Die. Io personalmente ho adorato Geo, con il suo colore
rosso intenso e il sentore dei frutti rossi che accompagnava meravigliosamente
i formaggi semistagionati, ma anche il Die, il vermentino moderno e brioso.
Per la prima volta ho assaggiato
i ricci crudi con il loro retrogusto del
mare e la bottarga quasi morbida che non sapeva solo di sale...un culatello
meraviglioso che si scioglieva in bocca e i carciofi crudi morbidissimi...grazie
!
E poi Pierangelo Monzitta del
caseificio Monzitta e Fiori...
La storia della sua azienda è
anche la storia della sua vita. E’ il frutto di una scelta coraggiosa, quella
di prelevare l’azienda in un momento particolare e di giocare tutto su una
carta sola – quella della qualità. Pierangelo fa i formaggi solo ed
esclusivamente dal latte delle sue pecore che vivono allo stato brado,
nutrendosi di sole erbe spontanee e prati polifiti per quasi intero anno visto
il clima particolarmente mite. Durante 2-3 mesi quando l’erba nei prati manca
alle pecore viene dato il fieno prodotto da loro. Nel caseificio letteralmente
candido la mattina presto il latte viene lavorato a crudo e i formaggi che
Pierangelo ottiene profumano davvero di erba, di fiori e di sale che i venti
riescono a portare lassù fino a Tula, più precisamente fino alla regione che si
chiama Logudoro (Posto d’oro). Sono quasi pastosi e si sciolgono in bocca. Penso che solo persone buone, umili e oneste siano capaci di produrre i prodotti di qualità superiore.
Una bellissima storia di Pierangelo e di sua moglie, una storia di amore,
fiducia e tenacia...
Dopo la chiaccherata con
Pierangelo ci aspettano le sorelle Elena e Laura che da 9 anni gestiscono un
bellissimo agriturismo, Pedru Caddu. Sono
persone molto riservate ma la loro apparente timidezza non riesce a nascondere
una grandissima passione per la cucina. La loro è una cucina estremamente semplice
però ogni piatto, ogni portata ma anche
una semplice insalata sono pensate con
un’erba aromatica particolare, un condimento o un ingrediente studiato ad hoc.
Il miele di lavanda sulla lattuga, il finocchietto selvatico e il prezzemolo nella
zuppa di pane carasau e provola (un’esplosione di gusti e di profumi), il
limone sulla carne di agnello, l’alloro in
mezzo agli spiedini di fegatini morbidissimi, la buccia d’arancia nelle
fritelline di ricotta e le treccine doppie di una pasta particolarissima fatta
con lo strutto, fritta e poi passata nel miele...e poi le panadas : i
pasticcini ripieni di carne di maiale aromatizzata e chiusi a scrigno che
sembrano scatolette di legno pregiato con la patina dorata ! Sono semplicemente meravigliosi e si capisce che il ripieno che nascondono deve per forza essere altrettanto buono e infatti, lo è. CI conquista con la morbidezza e l'armonia dei profumi e dei sapori. Sembra facile
chiuderli ma bisogna conoscere il giusto movimento delle dita che prendono due
lembi di pasta e li piegano creando un bellissimo bordino ondulato.Giovanni Fancello, il gastronomo sardo e gran conoscitore della sua terra e delle sue tradizioni gastronomiche nonché l'abile cuoco ci ha mostrato il gesto delle dita ma non so quante panadas bosogna chiudere per acquisire la scioltezza del gesto...oppure quante zie e nonne bisognava aver osservato per impararlo ! Dovrei tornare in Sardegna, lo so. Ci sono tantissime cose da approfondire.
La cucina sarda è molto semplice
e si basa sul utilizzo degli ingredienti locali freschissimi di qualità eccellente ma anche sulla
manualità degna di alta oreficeria. Non si può rimanere indifferenti davanti a tanta semplicità che porta dentro di se tutt'altro. La bellezza è proprio nelle cose semplici ed è la prima cosa che le mie amiche blogger ed io abbiamo toccato con le mani, con gli occhi e con i cuori.
La prima sera andiamo a letto felici con la mente
piena di nuove esperienze, volti, voci, suoni e profumi ma ignari di quante
altre cose avremmo imparato e vissuto nei tre giorni a venire.